Dopo qualche mese di utilizzo dell’X1 Carbon 6th
2018 con Windows 10 come host e Ubuntu 18.04 come guest, ho deciso di
invertire le parti e usare Ubuntu 18.04 come host e Windows 10 come guest.
Il tutto dopo aver testato la macchina in dual
boot. Il dual boot non mi ha soddisfatto. Il BIOS consente di
scegliere fra Sleep State certificato per Windows 10 o per Linux, il
che comporta la necessità di modificare questa impostazione ogni
qual volta si avvia l’uno o l’altro sistema. Nonché, se usate un
mouse bluetooth senza ricevitore o qualsiasi altro dispositivo
bluetooth, questi non potranno connettersi, passando da un sistema
operativo all'altro, senza effettuare una nuova procedura di
pairing. Inoltre, l’installazione di Ubuntu 18.04 a fianco di
Windows 10 non consente di criptare i dati. Infine, dovrete risolvere
il vetusto conflitto che riguarda la sincronizzazione dell’ora fra
Ubuntu e Windows, niente di che, per carità, ma si può evitare.
Così, ho deciso di passare definitivamente a
Ubuntu come primo sistema operativo. I risultati sono più che
soddisfacenti: si può criptare il disco durante l’installazione,
non si deve effettuare ripetutamente il pairing dei dispositivi
bluetooth, in particolare del mouse, cosa più fastidiosa perché
richiede l’upgrade
di Bluez a una versione ancora sperimentale e una procedura
di pairing un po' macchinosa; comunque, nulla di
trascendentale, ci vuole solo un po’ di pazienza, che ho dedicato
con piacere al fine di poter utilizzare al meglio Ubuntu. Molti dei problemi di compatibilità rilevati da
alcuni, di cui si possono trovare pagine e pagine in rete,
personalmente non ho dovuto affrontarli. Anzi, devo dire che funziona
tutto out of the box, esclusi i tasti speciali, che corrispondono ai
tasti F11 e F12, quelli che in Windows avviano rispettivamente un
software di gestione della tastiera e un comando personalizzato
tramite software, e il lettore di impronte digitali.  Le funzioni speciali dei tasti F11 e F12 non funzionano
 Il fingerprint non viene rilevato. Infatti la spia rimane spenta. Il resto
funziona tutto alla perfezione. Queste tre piccole lacunette non mi
hanno creato alcun disagio, anche se non nascondo di aver dedicato
vanamente, ma anche superficialmente, una decina di minuti per
colmarle. Ho provato a fare funzionare i tasti speciali con xev, ma
questi non vengono rilevati al momento della loro pressione. Con
showkey, invece, vengono rilevati, ma non ho trovato modo in seguito
di assegnargli una funzione. Ho provato anche a far funzionare il
fingerprint, ma solo per puro desiderio di smanettamento, non per
reale necessità di questo dispositivo. Se qualcuno si è
incaponito più di me in merito, ben venga il suo contributo.
L’esperienza d’uso dell’X1 Carbon 6th 2018
con Ubuntu 18.04, una volta raggiunte le condizioni ottimali, dà
molta più soddisfazione di quella con Windows: le procedure di
avvio, riavvio, spegnimento, aggiornamento e risveglio del sistema
sono molto più veloci. Per quanto riguarda la stabilità, non c’era nulla da eccepire con Windows 10, sistema per il quale questo laptop
è certificato, e non c’è nulla da eccepire neanche usando Ubuntu,
il quale aggiorna automaticamente anche il BIOS senza nessun tipo di
problema. L’unica
cosa, se decidete di installare Windows 10 in macchina virtuale sotto
Ubuntu, premesso che il vostro computer fosse dotato di Windows 10
nativamente, prima di tutto dovrete risalire
al seriale salvato nella scheda madre per poter attivare il
sistema operativo appena installato; poi, per far
funzionare correttamente l’audio, dovrete usare in VirtualBox i
driver Alsa e il controller AC97 anziché, rispettivamente, Pulse e
Intel. In seguito, dovrete anche abilitare
l’installazione di driver non consentiti e installare i driver
Realtek AC97 in Windows 10. E’ possibile anche che si
verifichino degli artefatti grafici del tutto trascurabili quando si
avviano le impostazioni di Windows, problema che ho risolto usando
l’ultima versione di virtualbox, cioè la 6.0.0 con relativo
extension pack e correlate guest addictions, il tutto scaricabile
direttamente dal sito Oracle, e abilitando l'accelerazione 3D e 2D.
Con la versione presente nei repository ufficiali, non sono riuscito a ottenere
gli stessi buoni risultati.
Per quanto riguarda l’autonomia, aspetto che
temevo di più potesse deludermi, sono stato piacevolmente sorpreso:
installato e personalizzato CPU Power Manager, l’autonomia massima era di circa 13
ore, più o meno al pari di quella offerta da Windows. Installato anche
TLP, l’autonomia può arrivare anche a 15 ore... Fantastico! (N.B.: non settate la frequenza minima del processore sotto il 10% in nessuna delle impostazioni disponibili di CPU Power Manager, altrimenti queste non verranno prese in considerazione dal programma stesso).
 Impostazioni di CPU Power Manger
 Autonomia con le impostazioni di CPU Power Manager attive come da figura precedente  Autonomia in seguito all'installazione di TLP
Il registro di Ubuntu rileva dei piccoli problemi
di Throttling, ma personalmente questo non mi preoccupa, aspettare
qualche secondo in più per lo svolgimento di un’operazione non è
per me un problema e mettere le mani, non sempre migliora le cose. Magari in futuro, quando
avrò un po’ di tempo in più, testerò anche il fix reperibile in
rete relativo a questo problema, di cui ci sono opinioni discordanti
sulla sua effettiva efficacia.
 Throttling
Le impostazione del BIOS da modificare prima dell’installazione di Ubuntu sono: Sleep State = Linux Secure
Boot = Disabled OS Optimized Defaults = Disabled Quest’ultima impostazione potrebbe disabilitare la virtualizzazione della CPU, per cui se
dovete usare macchine virtuali, ricordate di controllare se è ancora attiva.
 BIOS: Sleep State
 BIOS: Secure Boot
 BIOS: OS Optimized Defaults
Per alcuni dei vari lavoretti che faccio, avevo
necessità, fra l’altro, di effettuare ricerche di parole
all’interno di file di testo e fogli di calcolo, all'interno di determinati percorsi di salvataggio, senza che questi
fossero aperti, funzionalità non offerta nativamente dal servizio di
ricerca tramite interfaccia grafica di Ubuntu, per cui ho dovuto
ricorrere all’installazione ed uso di DocFetcher. Questo programma,
che velocizza le operazioni sopra citate, altrimenti fattibili solo
da riga di comando (grep), necessita delle librerie Java
facilmente installabili. L’avvio di DocFetcher avviene tramite riga
di comando, ma installando l’applicazione Main Menù (alacarte) si
può associare il comando all’icona e farlo partire anche con un
semplice click.
Un’altra cosa che ho notato è che
l’applicazione monitor di sistema presente all’interno di Ubuntu
18.04, l’equivalente del task manager di Windows, funziona in
modalità snap. Ciò comporta che sotto la voce File System siano
elencati tutti gli snap, cosa che crea un po’ di confusione. Per
rimediare a questo piccolo inconveniente, basta
disinstallare la versione snap ed installare quella apt e tutto
diventa più comprensibile.
Se l’interfaccia grafica predefinita di gnome
non vi soddisfa potete anche installare personalizzazioni di gnome e
dconf:
attraverso queste piccole applicazioni, facilmente scaricabili da
Software, il centro di download delle applicazioni di Ubuntu, potrete
ottenere quello che volete.
In alcuni casi, per la gestione delle partizioni,
il programma Dischi, che l’installazione di Ubuntu porta con sé,
potrebbe non bastare: in questo caso, basta ricorrere al buon vecchio
gparted.
Se avete una multifunzione HP anche wifi,
consiglio di installare l’ultima versione di hplip,
che offre maggiori funzionalità per la gestione del driver di stampa
e scansione. Ma ricordate di installare prima TopIcon, altrimenti
incontrerete dei problemi.
Se usate o installate spesso applicazioni non
presenti all’interno dei repository ufficiali e volete controllarne la
genuinità e non sapete come fare da riga di comando o volete velocizzare l'operazione, potete
scaricare 7Zip da Software: quest’applicazione, oltre a estrarre
file da archivi compressi, consente anche, con un paio di click, di
effettuare il controllo in questione. Sappiate anche che la scheda di rete senza fili Intel AC 8265 lavora in modo predefinito sulla banda a 2.4 GHz con Ubuntu. Si può, comunque, impostare il WiFi in modo che lavori permanentemente sulla banda a 5 GHz.
Infine, se avevate criptato qualche tipo
di unità di memorizzazione con BitLocker, potrete decriptarla e
visualizzarne il contenuto grazie a Dislocker.
Una volta fatto tutto questo, ho raggiunto un buon
grado di soddisfazione dello stato delle cose; così, per evitare di
dover rifare tutto da capo in caso di guasti hardware o software,
questi ultimi da me stesso procurati per esigenze di testing e non
certo dovuti al sistema operativo in sé, ho creato un’immagine del
sistema su un disco esterno con clonezilla,
programma con il quale mi sono trovato molto bene, sia nella fase di creazione
dell'immagine, che in quella del suo ripristino... funziona meglio
di tanti programmi molto più blasonati per giunta a pagamento.
Buon Ubuntu Linux 18.04 sul vostro Lenovo X1
Carbon 6th 2018! ...e non solo.
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